domenica 30 agosto 2009

L'uso sconsiderato del creato inizia laddove Dio è emarginato


BENEDETTO XVI
UDIENZA GENERALE

Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo
, 26 agosto 2009

Cari fratelli e sorelle!
Ci avviciniamo ormai alla fine del mese di agosto, che per molti significa la conclusione delle vacanze estive. Mentre si torna alle attività quotidiane, come non ringraziare Iddio per il dono prezioso del creato, di cui è possibile godere, e non solo durante il periodo delle ferie! I differenti fenomeni di degrado ambientale e le calamità naturali, che purtroppo non raramente la cronaca registra, ci richiamano l’urgenza del rispetto dovuto alla natura, recuperando e valorizzando, nella vita di ogni giorno, un corretto rapporto con l’ambiente. Verso questi temi, che suscitano la giusta preoccupazione delle Autorità e della pubblica opinione, si va sviluppando una nuova sensibilità, che si esprime nel moltiplicarsi di incontri anche a livello internazionale. La terra è dono prezioso del Creatore, il quale ne ha disegnato gli ordinamenti intrinseci, dandoci così i segnali orientativi a cui attenerci come amministratori della sua creazione. E’ proprio a partire da questa consapevolezza, che la Chiesa considera le questioni legate all’ambiente e alla sua salvaguardia intimamente connesse con il tema dello sviluppo umano integrale. A tali questioni ho fatto più volte riferimento nella mia ultima Enciclica Caritas in veritate, richiamando “l’urgente necessità morale di una rinnovata solidarietà” (n. 49) non solo nei rapporti tra i Paesi, ma anche tra i singoli uomini, poiché l’ambiente naturale è dato da Dio per tutti, e il suo uso comporta una nostra personale responsabilità verso l’intera umanità, in particolare verso i poveri e le generazioni future (cfr. ivi, 48). Avvertendo la comune responsabilità per il creato (cfr. ivi, 51), la Chiesa non solo è impegnata a promuovere la difesa della terra, dell’acqua e dell’aria, donate dal Creatore a tutti, ma soprattutto si adopera per proteggere l’uomo contro la distruzione di se stesso. Infatti, “quando l’«ecologia umana» è rispettata dentro la società, anche l’ecologia ambientale ne trae beneficio” (ibid.). Non è forse vero che l’uso sconsiderato della creazione inizia laddove Dio è emarginato o addirittura se ne nega l’esistenza? Se viene meno il rapporto della creatura umana con il Creatore, la materia è ridotta a possesso egoistico, l’uomo ne diventa “l’ultima istanza” e lo scopo dell’esistenza si riduce ad essere un’affannata corsa a possedere il più possibile. Il creato, materia strutturata in modo intelligente da Dio, è affidato dunque alla responsabilità dell’uomo, il quale è in grado di interpretarlo e di rimodellarlo attivamente, senza considerarsene padrone assoluto. L’uomo è chiamato piuttosto ad esercitare un governo responsabile per custodirlo, metterlo a profitto e coltivarlo, trovando le risorse necessarie per una esistenza dignitosa di tutti. Con l’aiuto della stessa natura e con l’impegno del proprio lavoro e della propria inventiva, l’umanità è veramente in grado di assolvere al grave dovere di consegnare alle nuove generazioni una terra che anch’esse, a loro volta, potranno abitare degnamente e coltivare ulteriormente (cfr. Caritas in veritate, 50). Perché ciò si realizzi, è indispensabile lo sviluppo di “quell’alleanza tra essere umano e ambiente, che deve essere specchio dell’amore creatore di Dio” (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2008, 7), riconoscendo che noi tutti proveniamo da Dio e verso Lui siamo tutti in cammino. Quanto è importante allora che la comunità internazionale e i singoli governi sappiano dare i giusti segnali ai propri cittadini per contrastare in modo efficace le modalità d’utilizzo dell’ambiente che risultino ad esso dannose! I costi economici e sociali, derivanti dall’uso delle risorse ambientali comuni, riconosciuti in maniera trasparente, vanno supportati da coloro che ne usufruiscono, e non da altre popolazioni o dalle generazioni future. La protezione dell’ambiente, la tutela delle risorse e del clima richiedono che i responsabili internazionali agiscano congiuntamente nel rispetto della legge e della solidarietà, soprattutto nei confronti delle regioni più deboli della terra (cfr. Caritas in veritate, 50). Insieme possiamo costruire uno sviluppo umano integrale a beneficio dei popoli, presenti e futuri, uno sviluppo ispirato ai valori della carità nella verità. Perché ciò avvenga è indispensabile convertire l’attuale modello di sviluppo globale verso una più grande e condivisa assunzione di responsabilità nei confronti del creato: lo richiedono non solo le emergenze ambientali, ma anche lo scandalo della fame e della miseria.

Vita di comunità


sabato 29 agosto 2009

Lettera aperta alla Provincia di Ferrara (29.08.2009) e risposta del Presidente Marcella Zappaterra (04.09.2009)



La prima immagine è una sezione della cartografia del PTCP prima della "Variante specifica per la definizione della rete ecologica"; la seconda immagine mostra la revisione delle aree 10 dopo la Variante.

A pochi giorni dalla presentazione delle osservazioni alla “Variante specifica al PRG vigente del Comune di Comacchio – Modifiche normative inerenti il recepimento delle varianti al PTPR e al PTCP”, e nell’attesa che sia convocato il Consiglio Comunale, che dovrà valutare le suddette osservazioni e, conseguentemente, approvare o meno la suddetta Variante, il gruppo della Parrocchia di San Paolo al Lido degli Estensi ritiene opportuno ribadire le proprie istanze, coinvolgendo anche l’Amministrazione Provinciale di Ferrara che della Variante al PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale) è stata promotrice. A questo proposito rivolgiamo al Presidente della Provincia, Marcella Zappaterra, 5 domande, allo scopo di riportare l’attenzione sulla “Variante specifica al PTCP per la definizione della rete ecologica provinciale” che, incidendo significativamente su questioni ambientali, ha reso di fatto edificabili tre aree boscate dei Lidi di Comacchio: due pinete al Lido di Spina (Via Giorgione e Viale Giordani) e il bosco limitrofo alla chiesa di San Paolo al Lido degli Estensi (Viale degli Ulivi e Viale dei Pini).


1) Quali sono i presupposti che hanno indotto l’Amministrazione Provinciale a far decadere la tutela ambientale su diverse zone pinetate dei Lidi di Comacchio?

Marcella Zappaterra: La Legge 431/1985, cosiddetta Galasso, prevede la non applicabilità dei vincoli paesaggistici all'interno del perimetro di centro edificato (ovvero zone A e B). E' evidente l'intenzione del legislatore di attribuire alla “pianificazione territoriale” (PTCP) la tutela e la gestione degli elementi strutturali e portanti del sistema territoriale lasciando alla “pianificazione urbanistica” (PRG) l'applicazione degli stessi concetti all'interno degli ambiti urbanizzati, ritenendola più coerente con la scala dei problemi. Nel caso dei Lidi di Comacchio, la previsione di tutela di cui all'art. 10 del PTCP all'interno di aree B (centri abitati) non era pertanto legittima, tanto da indurre la Provincia a rimediare alla irregolarità in essere anche per far venir meno motivi di contestazione in sede amministrativa (ricorsi al TAR) già avviati da alcuni proprietari delle aree interessate, ricorsi che erano destinati a vedere la Provincia soccombente.

2) Perché non è stato illustrato e valutato l’impatto ambientale della revisione cartografica delle aree boscate tutelate dall’art. 10 delle ‘Norme per la Tutela Paesistica’ del PTCP stesso?
MZ: La variante al PTCP per la definizione della Rete Ecologica provinciale è stata valutata, come dovuto, dalla Regione che si è espressa positivamente al riguardo. Gli atti della variante sono stati come sempre ampiamente pubblicizzati, resi noti in sedi pubbliche istituzionali nel lungo percorso di redazione dei documenti, di effettuazione della conferenza di pianificazione, di adozione ed osservazioni del piano. Tutti i soggetti istituzionali e privati portatori di interesse generale hanno avuto la possibilità (e l’hanno usata) di esprimersi, avanzare proposte, idee, considerazioni sulla variante ed è giusto segnalare che nessuno di questi ha fatto rilievi sul tema in discussione e in generale neppure sui contenuti e l’assetto finale della variante. Anzi, in più occasioni e in molte sedi il lavoro è stato giudicato di buona qualità, particolarmente dopo che sono stati apportati alcuni correttivi anche importanti a seguito delle sollecitazioni regionali, acquisite in sede di intesa sullo strumento da approvare. A conforto della linearità del comportamento della Provincia di Ferrara e della coerenza con l'impianto regionale delle tutele paesistiche, si evidenzia che anche la Provincia di Ravenna nel suo PTCP tratta le questioni pinete litoranee nello stesso identico modo, tutelando come zone boscate le ampie distese demaniali esterne ai perimetri degli abitati e demandando alla pianificazione comunale la tutela delle aree alberate interne all'abitato.

3) Perché la Provincia di Ferrara, invece di intervenire affinché il Comune di Comacchio adegui il proprio PRG al PTCP, che è strumento urbanistico sovraordinato, procede nel senso opposto, con la conseguenza di rendere edificabili diverse pinete del Lido degli Estensi e del Lido di Spina?

MZ: La Provincia non ha adeguato il PTCP al PRG del Comune di Comacchio, ma a quanto previsto sia dal PTPR della Regione Emilia-Romagna che dalla Legge 431/85 citata in precedenza. A seguito del suddetto adeguamento del PTCP, al Comune di Comacchio spetterà il compito di decidere cosa fare nelle aree in questione e lo farà cercando di coniugare i diversi aspetti del problema che sono di natura ambientale, sociale e turistica.

4) Nel procedere ad una nuova individuazione delle aree boscate, la Provincia ha preso in considerazione la “definizione di bosco”, contenuta nel comma 6 dell’art. 2 del Decreto Legislativo 18 maggio 2001, n. 227, che è evidentemente applicabile alle aree pinetate in argomento (“...avere estensione non inferiore a 2.000 metri quadrati e larghezza media non inferiore a 20 metri e copertura non inferiore al 20 per cento”)?
MZ: La definizione di bosco contenuta al comma 6 dell’art. 2 del decreto Legislativo 18.5.2001 n. 227 trova applicazione ai fini della delimitazione dei territori assoggettati a vincolo paesaggistico, territori dai quali sono esclusi i centri abitati come risulta dal D.Lgs. 42/04 cosiddetto “Codice Urbani” che recepisce la precedente Legge Galasso.

5) Considerate le peculiarità ambientali delle aree in questione, perché, eliminata la tutela prevista all’art. 10 del PTCP (“Il sistema forestale e boschivo”), non si è pensato di applicare la tutela dell’art. 15 (“Zone di tutela della costa e dell’arenile”)?

MZ: L'art. 15 del PTPR (e del PTCP che lo ha recepito) individua quali zone di tutela della costa e dell'arenile aree che “interessano” parti del sistema costiero presentanti caratteri di naturalità o di semi-naturalità ovvero costituenti residui di arenile di terreni retrostanti, sostanzialmente liberi da edificazione, e che sono come tali indicati e delimitati nelle tavole contrassegnate del piano. Non si applica su elementi puntuali ma su interi sistemi territoriali individuati come tali dal PTPR. Non opera tutele immediate ma rimanda alla pianificazione comunale l'applicazione delle direttive e degli indirizzi in esso contenuti e si applica a parti del territorio che ancora non sono intensamente urbanizzate.

giovedì 27 agosto 2009

Per un'etica di ecologia cristiana


GABRIELE SCALMANA
CERCASI UN’ETICA DI ECOLOGIA CRISTIANA


La salute e il futuro della terra sono in pericolo. Ci chiediamo: il cristianesimo è attrezzato per affrontare la situazione? La risposta non è scontata né da parte laica né da parte credente. Il primo a dubitare della capacità della fede cristiana di sfidare i problemi ambientali fu lo storico statunitense Lynn White. In un articolo di Science (n. 155, 1203-1207) nel 1967, White sosteneva che le religioni sono interessate primariamente alla salvezza dell’uomo e restano indifferenti di fronte allo sfruttamento della natura; soprattutto il cristianesimo è «la religione più antropocentrica che il mondo abbia mai visto, ubbidiente al comando di Dio: "siate fecondi e moltiplicatevi ... soggiogatela e dominate sui pesci del mare..."» (Genesi 1,28). D’altra parte va anche detto che l’antropocentrismo appartiene alla struttura del pensiero moderno occidentale, da Cartesio a Kant, a Hegel. [...] Paolo VI, nel 1971, per primo in un documento solenne della Chiesa cattolica, invitava i cristiani a prendere coscienza che «attraverso uno sfruttamento sconsiderato della natura, l’uomo rischia di distruggerla e di essere a sua volta vittima di siffatta degradazione» (Octogesima adveniens, n. 18). Nel 1972 venne pubblicato un libro di grande rilievo: I limiti dello sviluppo (Club di Roma e Massachusetts Institute of Technology). La coscienza dei limiti del mondo e quindi della precarietà del futuro, venne fatta propria dalle Chiese protestanti che diedero inizio ad un movimento culminato con le assemblee ecumeniche di Basilea (1989) e di Seoul (1990) sul tema "Giustizia, Pace, Salvaguardia del creato". Come non fu facile quindi per i filosofi introdurre la natura tra gli oggetti seri di riflessione, così per i teologi il tema della creazione, pur professato dall’antichità nei simboli di fede (il Credo), rimase piuttosto sterile, se non avversato, fino ai tempi recenti. Limitandoci all’ambito etico, riprendiamo la domanda iniziale: quali risorse di pensiero e di azione può mettere in campo il cristiano per affrontare efficacemente le grandi questioni ecologiche che affliggono il pianeta? La proposta qui delineata ruota attorno a tre prospettive etico-teologiche che si integrano vicendevolmente.

AGIRE DA CREATURE
Il Credo della messa inizia con la nota espressione:
«Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra». I cristiani perlopiù collegano l’idea di creazione con "un fare iniziale di Dio che trae dal nulla tutte le cose". Questa interpretazione è molto parziale. La fede in Dio Creatore non si riferisce solo a un passato lontano. Il problema degli inizi è un problema più scientifico che teologico. La fede nel Creatore riguarda l’attualità: Dio crea e mi crea ora, fa essere il presente di ogni realtà. Le conseguenze per l’etica ecologica di questo modo di vedere sono interessanti. Anzitutto l’essere creature segna un limite: non siamo creatori! In quanto creato, viviamo in un mondo limitato, sia fisicamente che moralmente. L’ecologia scientifica contemporanea ha scoperto la limitatezza dello spazio fisico e delle risorse del mondo. Non solo il petrolio, cosa abbastanza ovvia dato che non esistono pozzi "senza fondo", ma anche l’acqua, l’aria, il suolo sono limitati. Agire da creature significa allora avere coscienza di essere limitati e di vivere in un mondo limitato. Tale coscienza ci dovrebbe proibire, ad esempio, di produrre rifiuti (vedi in Missione Oggi: Dal consumo critico alla critica del rifiuto, maggio 2005). Nulla va rifiutato perché tutto è prezioso, nulla va sprecato perché tutto è fatto per durare. La giustificazione più profonda, dal punto di vista cristiano, della sobrietà sta nella nostra creaturalità. Anzi la tradizione cristiana ci invita a radicalizzare la sobrietà nella povertà. La povertà evangelica non è miseria, ma misura e rispetto per le cose e per il loro uso. La povertà di S. Benedetto o di S. Francesco, pur molto diverse tra loro, concordavano nell’amore e nell’attenzione per ogni realtà, anche la più piccola. Agire da creature vuol dire lodare e ringraziare il Creatore; tutto è dono e quindi tutto è grazia. Il Cantico di frate sole è
probabilmente l’inno di lode più conosciuto, ma anche molti salmi biblici inneggiano a Dio Creatore e molte esperienze religiose cristiane contemporanee trovano nella natura lo scenario migliore per incontrare il Signore. [...] Da ultimo, agire da creature in un mondo limitato, impone di assumere il futuro come pressante criterio etico. Se le risorse sono limitate, dobbiamo fare in modo di salvaguardarle anche per le generazioni che verranno. La carità non ha solo una dimensione individuale e attuale (non devo far del male al mio vicino, ora), ma anche sociale e futura. Devo amare la società che popolerà la terra tra 10, 50, 100 anni. In passato questo problema non esisteva perché l’umanità non aveva i mezzi per condizionare troppo a lungo il pianeta; oggi le tecnologie ci permettono di incidere pesantemente nelle riserve e negli equilibri della terra. Limitarci oggi per amore del futuro: ne siamo capaci? A volte pare che la nostra coscienza morale sia troppo debole per gestire la complessità delle tecnologie e del futuro. Siamo chiamati ad una responsabilità che finora abbiamo disatteso. I cristiani sono invitati a offrire questo "supplemento" d’anima al mondo contemporaneo.

AGIRE DA CONCREATURE
Siamo creature, ma non le uniche presenti nell’universo. L’uomo spesso si sente padrone della terra: creatura sì, ma comunque sempre la prima, con un potere dispotico sul resto, "per volere di Dio". Fondare tale pretesa sul già citato versetto di Genesi 1,28 è errato: la Bibbia va letta in modo complessivo e contestualizzato. Nel
capitolo secondo della Genesi (2,15) infatti il testo utilizza altri termini: Dio pone l’uomo nel giardino di Eden perché lo coltivi e lo custodisca. [...] Agire da concreature significa allora guardare ad ogni realtà con simpatia e amore, vivere un’etica della relazionalità e della cura, considerare la terra come nostro padre ("patria"), sorella e madre. La cura per la terra proibisce tutto ciò che induce sfruttamento e impoverimento: l’inquinamento, la distruzione degli ecosistemi forestali e marini con la conseguente diminuzione della biodiversità, l’occupazione selvaggia cui sono sottoposti i suoli (cementificazione, cave, strade, desertificazione), il consumismo che spreca quantità enormi di risorse energetiche e biologiche. Un approccio nuovo, in questo contesto, merita l’etica animalista. Anche gli animali, insieme con tutti i viventi, sono creature come noi. In particolare la nostra attenzione è attratta da quegli animali che ci assomigliano di più, cioè quelli che sanno soffrire e gioire, soprattutto i mammiferi (cani, equini, bovini). Dobbiamo chiederci se, ad esempio, negli allevamenti è assicurato il benessere animale, se in certi casi lo sfruttamento non sia eccessivo (nel lavoro, nella produzione di latte e di carne), se gli animali non vengano usati per scopi puramente utilitaristici senza sufficiente rispetto (nei circhi, nelle sperimentazioni, nella compagnia). La concreaturalità vale, ovviamente, con speciale intensità per le persone. Apparteniamo tutti alla medesima famiglia umana. Questo è accettato (quasi) da tutti in linea di principio, ma in pratica viviamo in un mondo scandalosamente e colpevolmente fratturato. Esso avrebbe risorse (cibo, acqua, salute, istruzione) sufficienti per tutti, ma non le distribuisce equamente, con gravi conseguenze anche sul versante dell’etica ecologica. Vi è uno stretto legame tra giustizia ed ecologia. La povertà strutturale e degradante (non quella evangelica!) di molti Paesi del Sud del mondo provoca disastri ecologici: inquinamento, disboscamento delle foreste, discariche tossiche senza controlli, uso indiscriminato di pesticidi e insetticidi. Lottare per la giustizia favorisce anche gli equilibri ambientali.

AGIRE DA CONCREATORI
È vero che non siamo creatori, ma creature: tuttavia Dio ha voluto associarci nella sua opera di creazione. Se la creazione avviene ora, essa non è ancora finita: sta compiendosi, attraverso i meccanismi naturali dell’evoluzione che la scienza ci illustra e attraverso i meccanismi culturali del progresso umano. Natura e cultura sono le
due facce di una medesima storia cosmica e umana che, per il credente, manifestano l’opera creatrice di Dio. La caratteristica principale del creato così come Dio lo vuole è la "bellezza". Per ben sette volte nel primo racconto biblico della creazione (Genesi 1) il testo ripete che l’opera di Dio è "bella / buona". Creare con Dio significa quindi rendere il mondo bello. Come? L’umanità ha a sua disposizione un mezzo formidabile: il lavoro, soprattutto se aiutato dalle tecnologie. Il significato più profondo del lavoro consiste nel progettare e costruire un mondo bello. La bellezza deve diventare sempre più un criterio etico di riferimento. Non si lavora, primariamente, per guadagnare e mantenere se stessi e la famiglia; si lavora per creare con Dio, cioè per rendere il mondo bello. Mai, probabilmente, come in questo ambito, la realtà è lontana dall’ideale morale che la dovrebbe ispirare. Al lavoro sono legati i concetti di fatica, di costrizione, di sfruttamento delle persone e della natura: condizionamenti reali, ma che non devono farci perdere di vista il suo profondo significato teologico di collaborazione all’opera creatrice di Dio. I cristiani sono impegnati per rendere davvero il lavoro, ogni lavoro, "creativo". Questo non significa ignorare le problematiche economiche sottese all’ecologia. In un mondo dominato dalla produzione, dal consumo e dallo spostamento delle merci e dei capitali, l’ambiente naturale è spesso visto come una preda da sfruttare e non uno scenario da perfezionare. Un fatto è certo: siccome viviamo in un mondo limitato, l’attuale organizzazione economica del mondo centrata su una crescita continua è irrazionale. Si sta preparando la catastrofe del mondo perché già ora consumiamo più risorse di quante la terra ne produca. Bisogna fermarsi: non cercare più il "progresso" nell’aumento delle merci, ma nella cultura, nei servizi, nella giustizia e nella solidarietà. Alcuni economisti propongono ormai senza mezzi termini modelli di "decrescita" (La decrescita può salvare il
pianeta, in Missione Oggi, agosto-settembre 2006). Questo non significa "tornare al medioevo", come qualche critico ripete, ma ritrovare il senso della misura e della bellezza nel progettare il presente e il futuro del mondo. Le tecnologie sono indispensabili, purché piegate a servizio di un progetto complessivo di razionalità e di felicità, non invece subdole ispiratrici di una mentalità tesa solo al consumo e allo spreco. [...]

ECOLOGIA E PARROCCHIA
I (bei) discorsi di etica teologica rischiano di restare lettera morta se non vengono tradotti in scelte concrete: una parrocchia, ad esempio, cosa potrebbe fare? Anzitutto occorre una indagine strutturale: chiedere a un ufficio tecnico l’analisi delle proprie strutture e dei propri consumi. Spesso le chiese, gli oratori, le canoniche non
hanno coibentazione termica, utilizzano caldaie e lampade di vecchia generazione, non sono provviste di pannelli solari, sprecano acqua. L’adeguamento ecologico degli edifici è inizialmente costoso, ma permette presto risparmi notevoli; inoltre esso rimarca rispetto per i doni di Dio e offre modelli postitivi di virtuosità ambientale. La parrocchia deve poi agire nel campo pastorale. Valorizzare settembre, il mese del creato: nel 2007 il tema sarà l’acqua. Introdurre nella liturgia, nella catechesi, nelle attività oratoriane la teologia e l’etica della creazione. Un aspetto importante è quello orante: gite (a piedi o in bicicletta) in luoghi suggestivi con un fine di ammirazione, contemplazione, preghiera. Infine la parrocchia deve essere attenta al territorio: agricoltura, fabbriche, uso del suolo, gestione delle risorse, inquinamenti, rifiuti e altro. Non si tratta di sostituirsi all’autorità civile o di rivendicare una impropria competenza, ma di costituire la coscienza critica della società e di dar voce alle legittime esigenze della gente: senza demagogia, ma anche senza compromessi. Siamo chiamati a vivere nella concretezza della natura e della società: "Osservate come crescono i gigli del campo…" (Matteo 6,28).

PER SAPERNE DI PIU’
Enzo Bianchi, Le ragioni cristiane dell’ecologia, San Liberale, Treviso 2003.
Michael Rosenberger, Dizionario di Spiritualità del Creato, Dehoniane, Bologna 2006.
Simone Morandini, Teologia ed ecologia, Morcelliana, Brescia 2005.
Leonardo Boff, Il creato in una carezza. Verso un’etica universale: prendersi cura della Terra,
Cittadella, Assisi 2000.

mercoledì 26 agosto 2009

Comunicato stampa 25.08.2009


Il gruppo di parrocchiani e cittadini del Lido degli Estensi che ha promosso una petizione a salvaguardia della zona boscata limitrofa alla chiesa di San Paolo al Lido degli Estensi e di alcune pinete del Lido di Spina, comunica di aver presentato al Comune di Comacchio, in data 24 agosto 2009, una serie di osservazioni in riferimento all’adozione di “Variante specifica al PRG vigente del Comune di Comacchio (art. 15, co. 4, lett. E) e lett. C) L.R. 47/78) – Modifiche normative inerenti il recepimento delle varianti al PTPR e al PTCP, le zone edificate esistenti nel territorio a est della S.S. Romea e le funzioni alberghiere”. Alle osservazioni sono state allegate 3032 firme di residenti ed ospiti turistici dei Lidi di Comacchio, raccolte dal suddetto gruppo parrocchiale dal 14 al 23 agosto. Si tiene a ribadire che scopo della petizione e delle osservazioni è sempre stato e rimane quello di richiamare l’attenzione degli organi istituzionali competenti affinché rivedano la variante al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) che esenta diverse aree di pineta al Lido degli Estensi e al Lido di Spina dalle tutele riservate al sistema forestale e boschivo, rendendole di fatto destinabili all’edificazione. Due sono le motivazioni e le istanze che muovono il gruppo di parrocchiani: in primo luogo, l’esigenza del rispetto dello spazio sacro, perché anche un’edificazione parziale dell’area verde circostante la chiesa del Lido degli Estensi non garantirebbe il silenzio ed il raccoglimento necessari alle attività di culto e finirebbe per alterare la bellezza architettonica della chiesa, concepita nella contiguità con la vegetazione circostante; in secondo luogo, l’esigenza del rispetto dell’ambiente, bene comune, e il desiderio di salvaguardare le zone pinetate dei Lidi di Comacchio, preziosi relitti di un patrimonio naturalistico e culturale all’interno di un territorio già pesantemente urbanizzato. Nell’incontro tenutosi con l’amministrazione comunale non si sono ottenute risposte esaurienti né si è colta la volontà politica di operare per il rilancio di azioni di tutela di detti luoghi: l’attenzione è già sul progetto. Il gruppo parrocchiale di San Paolo intende infine precisare che la propria iniziativa è e sarà tesa a difendere interessi diffusi in autonomia dalle forze partitiche e respinge, pertanto, ogni forma di ingerenza e strumentalizzazione. Tuttavia, non si esclude che le stesse debbano farsi carico delle istanze espresse per dibatterle e perorarle nelle sedi istituzionali, nella assoluta convinzione che le peculiarità ambientali di un territorio non possono essere cancellate dalla semplice approvazione di atti amministrativi.

Planimetria chiesa di San Paolo Lido Estensi

Foto satellitare pineta di San Paolo Lido Estensi

Osservazioni alla Variante PRG Comune di Comacchio 24.08.2009

Al Sindaco
del Comune di Comacchio
segreteria.sindaco@comune.comacchio.fe.it

Al Presidente
della Provincia di Ferrara
provincia.ferrara@cert.provincia.fe.it

Al Presidente
della Regione Emilia-Romagna

Bologna
segreteriapresidente@regione.emilia-romagna.it


Oggetto: Osservazioni riferite all’adozione di Variante specifica al PRG vigente del Comune di Comacchio (art. 15, co. 4 lett. E) e lett. C) L.R. 47/78) – Modifiche normative inerenti il recepimento delle varianti al PTPR e al PTCP, le zone edificate esistenti nel territorio a est della S.S. Romea e le funzioni alberghiere.

I sottoscritti parrocchiani di San Paolo del Lido degli Estensi e cittadini, residenti del Comune di Comacchio, essendosi costituiti per la tutela degli interessi diffusi, e qui rappresentati dalla Dott. Daria Bertolaso, con domicilio in Viale dei Castagni 2, Lido degli Estensi, presso la chiesa parrocchiale di San Paolo, preso atto che l’Amministrazione comunale di Comacchio, con deliberazione di Consiglio Comunale n. 70 del 10.06.2009, ha adottato “Variante specifica al PRG vigente del Comune di Comacchio (art. 15, co. 4 lett. E) e lett. C) L.R. 47/78) – modifiche normative inerenti il recepimento delle varianti al PTPR e al PTCP, le zone edificate esistenti nel territorio a est della S.S. Romea e le funzioni alberghiere”, esprimono le seguenti osservazioni.

Premesso che:

l’area circostante la chiesa di San Paolo al Lido degli Estensi, come meglio individuata con perimetrazione di colore rosso nella allegata planimetria, è classificata, secondo il PRG vigente, quale zona da attuarsi attraverso un Piano di Utilizzo (PdU) con destinazione d’uso: parte a B2.a (sottozone B2 consolidate di completamento) e parte a G3 (sottozone G3 per verde pubblico attrezzato);

Considerato che:

A) è proprio la Variante al PTCP approvata con deliberazione di Consiglio Provinciale n. 140 del 17.12.2008 che ha tolto quelle tutele che da tempo erano state riconosciute all’area boscata sopracitata, così come ad altre zone pinetate del Lido di Spina (e.g. Via Giorgione e Viale Giordani);

B) in particolare, la suddetta variante al PTCP, nonostante il titolo (“Variante specifica al PTCP per la definizione della rete ecologica provinciale”) e i numerosi intenti di tutela espressi, ha sottratto queste aree boscate alle tutele dell’art. 10 (il Sistema Forestale e Boschivo) del PTCP stesso, che fino ad ora ne aveva riconosciuto la valenza ecologica ed ambientale;

Si osserva che:

- [Osservazione n. 1]: in riferimento alle conclusioni del “Rapporto ambientale e studio di incidenza della Variante specifica al PRG di Comacchio” stilato dall’ARPA (Bologna, marzo 2009), pubblicato in data 25.06.09 ed allegato alla deliberazione n. 70 del 10.06.2009 («in sede di applicazione della Variante del PRG la localizzazione degli interventi dovrà cercare di evitare perdite di superficie di habitat [...] la Variante al PRG deve assolutamente intrecciare l’approccio di organizzazione e riordino urbanistico con il fondamentale mantenimento di quelle minuscole aree localizzate soprattutto tra un urbanizzato e l’altro [...] che hanno una enorme valenza ecologica»), il valore ambientale di piccole aree naturali, anche inserite in un contesto urbano, non viene purtroppo tradotto dalla Variante al PRG in forma di tutela; [1.1.] tra queste aree naturali di ridotta dimensione dovrebbero rientrare anche le pinete del Lido di Spina e del Lido degli Estensi, tutelate per la loro valenza ecologica fino all’approvazione della variante al PTCP del 17.12.2008;

- [Osservazione n. 2]: alle pinete del Lido degli Estensi e di Spina, non più tutelate secondo l’art. 10 del PTCP, si dovrebbe comunque applicare la tutela prevista dall’art. 15 dello stesso PTCP che recita: «le zone di tutela della costa e dell’arenile interessano parti del sistema costiero presentanti caratteri di naturalità o seminaturalità, ovvero costituenti residui di arenile, dei retrostanti cordoni dunosi e di frammenti di zone pinetate o boscate non riconducibili ai sistemi di cui al precedente art. 10»;

- [Osservazione n. 3]: l’eventuale edificazione, seppur ridotta e contenuta, dell’area verde circostante la chiesa del Lido degli Estensi non garantirebbe un’adeguata zona di rispetto del luogo sacro, nel quale si svolgono celebrazioni che richiedono raccoglimento e silenzio, e dove molti parrocchiani e turisti si recano per la preghiera, soprattutto nel periodo estivo; [3.1.] in particolar modo, bisognerebbe tener conto dell’impatto acustico che comporterebbe la presenza di strutture abitative adiacenti alla chiesa (ad esempio, è esattamente verso lo spazio retrostante la chiesa – zona B2.a nell’allegata planimetria – che sono orientate le finestre del presbiterio);

- [Osservazione n. 4]: per quel che concerne l’impatto paesaggistico-visivo, la costruzione di strutture abitative nella suddetta area finirebbe indubbiamente per alterare il contesto paesaggistico e svilire la bellezza architettonica della chiesa di San Paolo, la cui struttura è stata originariamente concepita nella contiguità con la vegetazione circostante;

- [Osservazione n. 5]: la suddetta area possiede le caratteristiche per la definizione di un centro di aggregazione per la comunità del Lido degli Estensi ed i suoi ospiti estivi: meglio sarebbe prendersene cura impostando un piano migliorativo che tenga in considerazione i valori della spiritualità ed il rispetto per lo svolgersi dei servizi religiosi;

- [Osservazione n. 6] la zona in questione potrebbe essere destinata a una funzione pubblica, se adeguatamente mantenuta e valorizzata come area verde e dotata di un accesso più agibile: [6.1.] lo stretto vialetto che attualmente conduce alla chiesa non permette un’adeguata viabilità e crea un effetto “imbuto” nei giorni di maggiore affluenza turistica, ponendo anche gravi problemi di sicurezza nell’eventualità di situazioni di emergenza; [6.2.] la presenza del mercato il giorno di sabato impedisce del tutto l’accesso delle auto alla chiesa, vietando di fatto a persone con difficoltà di deambulazione e portatori di handicap la partecipazione alle funzioni religiose;

- [Osservazione n. 7]: allo scopo di rispettare i valori paesaggistici dell’ambiente e migliorare la vivibilità e la qualità urbana dei Lidi di Comacchio, si ritiene doveroso limitare il più possibile il consumo di suolo, bene comune, e porre un freno alla cementificazione in zone costiere che, peraltro, appaiono già fin troppo sfruttate (come convenuto dai firmatari della nostra petizione che al riguardo si sono espressi esplicitamente);

- [Osservazione n. 8]: anche una parziale edificazione dell’area circostante la chiesa di San Paolo contribuirebbe ad aumentare l’impermeabilizzazione del territorio ed il dissesto idrologico, creando sostanziale danno alle residue zone pinetate; [8.1.] d’altronde, né la funzione di riequilibrio climatico né il valore storico e culturale di tali alberature (tra cui molti pini marittimi che risalgono agli anni trenta del secolo scorso) sono stati presi in considerazione dalla Variante al PTCP in discussione.

Considerato altresì che:

per sensibilizzare il Consiglio e la Giunta Provinciale Provinciale di Ferrara ed il suo Presidente, il Sindaco, la Giunta ed il Consiglio Comunale di Comacchio affinché rivedano la destinazione urbanistica delle zone pinetate dei Lidi di Comacchio e, in particolar modo, della zona boscata limitrofa alla chiesa di San Paolo al Lido degli Estensi, è stata promossa una petizione che ha suscitato sorpresa e profonda indignazione e ha ottenuto un’alta adesione, come attestano le 3032 firme allegate in originale alla prima copia;

Si chiede:

1) che non venga recepita la variante al PTCP che toglie la tutela alle zone pinetate del Lido degli Estensi e del Lido di Spina così come previsto da delibera del Consiglio Comunale di Comacchio n. 70 del 10.06.2009;
2) che vengano azzerati gli indici edificatori delle zone B2.a all’interno dell’area individuata con perimetrazione di colore rosso nell’allegata planimetria;
3) che la stessa area venga destinata a interesse comune, funzionale all’attività di culto, alla fruizione pubblica del patrimonio naturalistico esistente e alla qualità urbana del contesto;
4) che parimenti le due aree boscate del Lido di Spina – Via Giorgione e Viale Giordani – abbiano destinazione ad interesse comune per la valenza naturalistica esistente e per la qualità urbana acquisita nel contesto territoriale.

Lido degli Estensi, 24 agosto 2009

Testo Petizione Parrocchia San Paolo 14.08.2009


Raccolta di firme-petizione
di residenti ed ospiti turistici
dei Lidi di Comacchio

I sottoscritti parrocchiani e cittadini, residenti ed ospiti turistici del Comune di Comacchio, intendono richiamare l’attenzione degli organi istituzionali competenti per riconsiderare la variante al Piano territoriale di coordinamento provinciale (PTCP) che di fatto esenta dal vincolo idrogeologico diverse aree di pineta al Lido di Spina e la zona boscata limitrofa alla chiesa parrocchiale di S. Paolo al Lido degli Estensi. Tali aree saranno quindi potenzialmente destinate a edificazione con il conseguente abbattimento delle alberature presenti.

A questo proposito si ritiene che:

- l’eventuale edificazione dell’area verde circostante la chiesa del Lido degli Estensi non garantirebbe un’adeguata zona di rispetto del luogo sacro, nel quale si svolgono celebrazioni che richiedono raccoglimento e silenzio, e dove parrocchiani e turisti si recano per la preghiera, soprattutto nel periodo estivo;

- la costruzione di strutture abitative adiacenti finirebbe per alterare il contesto paesaggistico ed intaccare la bellezza architettonica della chiesa di San Paolo, nata come tenda sospesa nella vegetazione della pineta;

- la suddetta zona boscata potrebbe avere, piuttosto, una funzione pubblica, se adeguatamente mantenuta e dotata di un accesso più agibile, dato che possiede le caratteristiche per la definizione di un centro di aggregazione per la comunità del Lido degli Estensi.

Si ritiene infine doveroso, allo scopo di rispettare i valori paesaggistici dell’ambiente, limitare il più possibile il consumo di suolo, bene comune, e porre un freno alla cementificazione in zone costiere che, peraltro, appaiono già fin troppo sfruttate.

Con la presente raccolta di firme si desidera sensibilizzare il Consiglio Provinciale di Ferrara, nonché il Sindaco, la Giunta e il Consiglio Comunale di Comacchio perché rivedano la destinazione urbanistica delle zone pinetate dei Lidi di Comacchio ed, in special modo, la zona boscata limitrofa alla chiesa di San Paolo al Lido degli Estensi.