Non è la legge che abbatte le pinete dei Lidi Estensi e Spina, ma il modo in cui è stata applicata dal Comune di Comacchio la Legge Galasso (L. 431/1985, oggi confluita nel Codice Urbani) istitutiva del “vincolo paesaggistico”.
Con la variante al PTCP relativa alla “rete ecologica” del dicembre 2008, l’Amministrazione provinciale di Ferrara ha effettuato il “riesame” delle singole aree boscate riclassificando quelle esterne ai “perimetri urbani e alle aree edificabili”, e sollevando, in questo modo, implicitamente, quelle interne agli abitati dalle tutele provinciali che per molti anni ne avevano garantito la salvaguardia dall’edificazione. Con questa operazione, tuttavia, non è stata modificata la loro intrinseca “natura” (pinete erano, pinete rimangono!), né è stato escluso il gravame del “vincolo paesaggistico” (qualora esistente), né tanto meno sono state rese edificabili. L’edificabilità sulle aree delle pinete, già destinate a servizi dai PRG previgenti, è stata decisa dal Comune di Comacchio che ha ritenuto, sulla base di specifici pareri tecnici (Ufficio tecnico comunale, Ufficio per il Piano Territoriale della Provincia) che, pur essendo ancora “boschi”, le aree non fossero sottoposte al vincolo paesaggistico.
Facciamo il punto.
Nel 2002 la legge regionale n. 31 impone ai Comuni di individuare nei propri PRG le aree soggette a vincolo paesaggistico. Nell’ottobre 2003 viene sottoscritto l’Accordo tra il Ministero per i beni e le attività culturali, la Regione Emilia-Romagna e le Associazioni delle autonomie locali (ANCI), nel quale sono stabiliti i criteri per attuare le disposizioni del Codice Urbani.
Nel 2006, con atto a firma del solo Direttore Generale della “Direzione Generale Programmazione” della Regione Emilia-Romagna, viene emessa una “Circolare interpretativa in merito all’individuazione delle aree urbane escluse dalla tutela paesaggistica”. Un testo di difficile interpretazione, quest’ultimo, per le incertezze e contraddizioni che lo caratterizzano e che non aiuta a escludere la lettura che, “suo malgrado”, è stata data dal Comune di Comacchio. Una lettura da ritenersi contrastante con il Codice Urbani e con l’Accordo sottoscritto nel 2003, perché non è più la presenza di determinati indici di copertura e densità di edificazione ad escludere il formarsi per legge del vincolo paesaggistico, ma la mera appartenenza al “centro abitato”.
All’Amministrazione comunale sono stati forniti elementi per “prendere contezza” di ciò che la legge e l’Accordo richiedono per l’accertamento dell’esistenza del vincolo paesaggistico sui territori coperti da bosco: verificare, ora per allora, se le pinete ricadono in “parti del tessuto urbano” che al 1985 non avevano le caratteristiche delle “zone B” (rapporto di copertura maggiore di 1/8, densità territoriale maggiore di 1,5 mc/mq) e, in tal caso, riconoscere l’esistenza del vincolo.
Questa verifica, che a nostro parere avrebbe portato ad affermare la sussistenza del vincolo sulle pinete dei Lidi (se non in tutte, certamente in massima parte), non è stata effettuata. E’ stata invece sostituita dall’applicazione di una lettura (peraltro parziale) di una Circolare regionale; senza considerare che una “circolare” non può consentire interpretazioni contrastanti con la legge (Codice Urbani) e con l’Accordo sottoscritto nel 2003 tra Stato-Regione-ANCI. E’ questa operazione che non è conforme alle regole, ed è questa operazione che consente di abbattere, oggi, i pini di via Giorgione, domani, quelli che circondano la chiesa di San Paolo al Lido degli Estensi.
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