Riceviamo e pubblichiamo:
La già flebile identità territoriale dei nostri Lidi sta per subire un nuovo attacco. Sulla sponda meridionale del canale navigabile di Porto Garibaldi, la spiaggia libera del Lido degli Estensi si fregia di un autentico gioiello ambientale: si tratta di dune litoranee esemplari perché caratterizzate da una successione spaziale di habitat degna di un manuale per ecologi. Procedendo dalla riva del mare verso l’interno, dopo la distesa di sabbia non vegetata e variamente modificata, si incontrano le dune attive, in cui la sabbia bianca e sottile è appena colonizzata da piccoli cespugli di ravestrello marittimo, con i suoi delicati fiorellini rosati, e dalla nappola italiana, cui seguono immediatamente la gramigna delle spiagge e lo sparto pungente: insieme, queste piante cominciano a trattenere il substrato, rendendolo accogliente per l’arrivo di altre specie. Poi le dune si consolidano e diventano "grigie": qui, l’intreccio di foglie, rami e radici della calcatreppola marittima, dell’ambrosia (acquisto recente), del finocchio marino e della gramigna trattiene saldamente la sabbia, trasformandola in una difesa stabile contro il vento e le mareggiate.
Sotto queste dune, il cuneo salino viene spinto in profondità e non riesce ad insinuarsi verso l’interno della costa, consentendo all’acqua dolce di proseguire indisturbata il suo percorso verso il mare. Dietro le dune grigie, oltre le bassure un poco più umide che ospitano varie specie di giunchi, crescono cespugli sempreverdi dalle foglie spesso coriacee, come l’asparago pungente, che inequivocabilmente, con il loro aspetto ed i loro profumi, richiamano calde atmosfere mediterranee.
Infine, al termine della successione vegetazionale, sulle dune più interne, si incontrano alcuni pini marittimi e domestici, traccia delle piantagioni realizzate molto tempo fa per proteggere dalla salsedine e dalla forza erosiva del vento i fragili terreni agricoli strappati alle paludi.
In questa cornice di habitat, un poco disturbati dall’uomo, si incastona un prato fatto di erbe amanti del clima secco, fra le quali, da marzo a giugno, fioriscono sorprendentemente numerose e coloratissime orchidee.
C’è rimasto ormai poco di simile, lungo le coste italiane, e la rarità di questi habitat li rende ancor più preziosi per il nostro Paese di quel che le normative europee stabiliscono (si tratta, secondo la Direttiva Europea 92/43/CEE, di cinque habitat di interesse comunitario; di essi, ben tre sono prioritari, cioè habitat naturali che rischiano di scomparire definitivamente dal territorio dell’Unione Europea e quindi da difendere in maniera assai decisa).
Purtroppo, l’immenso valore ambientale, ricreativo, culturale di quest’area non è stata forse compresa da chi ha progettato l’Idrovia ferrarese e rischiamo di perderla per sempre nel giro di pochissimo tempo. Infatti, le trasformazioni previste per il tratto terminale dell’Idrovia, là dove sboccherà nell’Adriatico, comporteranno, se non mitigate da opportune misure, la distruzione pressoché totale delle dune: la banchina verrà spostata verso sud di parecchi metri, una darsena fagociterà il margine settentrionale delle dune e, accanto, un grande deposito per il materiale demolito e scavato dall’area portuale si adagerà sul prato ad orchidee, sulle dune grigie e su quelle bianche, soffocandoli per sempre.
La perdita di questi habitat renderà più anonimo il Lido degli Estensi, che, anziché diversificare la sua offerta ambientale per attirare un’utenza varia (sappiamo tutti che l’ecoturismo è in fortissima ascesa), non saprà offrire altro che zone verdi simili a quelle di una qualsiasi periferia metropolitana.
Chiediamo perciò che tutte le Autorità (Regione, Provincia, Comune, Parco del Delta) si attivino immediatamente per avviare subito un processo di revisione del progetto dell’Idrovia nel suo tratto terminale, adottando misure di evitamento e di mitigazione che consentano di ridurre al minimo il danno apportato al complesso delle dune. Forse si riuscirà così ad evitare che la targa che identifica il vicinissimo e recentissimo "Parco delle Dune" si trasformi da valida indicazione turistica ad epitaffio in memoria di un ecosistema perduto.
Carla Corazza,
portavoce del Gruppo di Cittadini per la Difesa delle Dune di Lido Estensi.
Leggi la relazione della commissione europea.
Ringrazio il Gruupo Pro Pinete per l'ospitalità.
RispondiEliminaFornirò al più presto ai curatori del blog l'immagine che, almeno fino al 7 ottobre 2009, costituiva la simulazione fotografica degli effetti dell'idrovia sul tratto terminale a Porto Garibaldi. L'immagine è stata tratta dal sito della Provincia di Ferrara; al momento attuale (ore 19.20 del 7 febbraio 2010), la sezione non è accessibile.
Quell'immagine lasciava intendere che una gran parte delle dune sarebbe rimasta intatta: in realtà, questo non è vero. Alcune planimetrie che ho potuto vedere solo nei giorni scorsi dimostrano che è previsto che si giunga alla completa distruzione dell'ecosistema naturale.
Fornirò ai curatori di questo blog la Relazione della Commissione delle Comunità Europee al Consiglio ed al Parlamento Europeo, datata 13 luglio 2009, dal titolo "Relazione globale sullo stato di conservazione di tipi di habitat e specie richiesta a norma dell'Art. 17 della Direttiva sugli habitat".
(La Direttiva sulgi habitat è la 92/43/CEE, strumento FONDAMENTALE per la difesa della biodiversità in Europa).
Nella relazione si legge che "le dune sono soggette a gravi pressioni in tutta l'UE e quasi nessuno di questi habitat ha ricevuto una valutazione soddisfacente" (pag. 8), sono fra gli habitat più colpiti dal cambiamento climatico (pag. 12) e che lo stato di conservazione degli habitat costieri è "particolarmente scadente" (pag. 16).
E' chiaro perciò che qualsiasi habitat di duna ancora esistente debba essere preservato con la massima decisione.
La penultima foto qui sopra è quella che, almeno fino ai primi di febbraio 2010, era reperibile nel sito della Provincia di Ferrara come unico riferimento in merito al progetto dell'idrovia nel suo tratto terminale.
RispondiEliminaL'immagine però non rende fino in fondo ciò che invece è previsto che accada.
In realtà, fra allargamento canale, piccola darsena aggiuntiva (il progetto ne prevede molte altre) e, soprattutto, estesissima zona di cantiere, le dune verranno completamente distrutte.