sabato 26 settembre 2009

La pioggia nel pineto...

Dedichiamo alle nostre amministratrici Cristina e Marcella la poesia di Gabriele D'Annunzio La pioggia nel pineto, augurandoci che non si debba mai trattare di pioggia di cemento...


Taci. Su le soglie

del bosco non odo

parole che dici

umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.

Ascolta. Piove

dalle nuvole sparse.

Piove su le tamerici

salmastre ed arse,

piove su i pini

scagliosi ed irti,

piove su i mirti

divini,

su le ginestre fulgenti

di fiori accolti,

su i ginepri folti

di coccole aulenti,

piove su i nostri volti
silvani,

piove su le nostre mani

ignude,

su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude

novella,

su la favola bella
che ieri

t'illuse, che oggi m'illude,

o Ermione.

Odi? La pioggia cade
su la solitaria

verdura
con un crepitio che dura

e varia nell'aria
secondo le fronde

più rade, men rade.

Ascolta. Risponde
al pianto il canto

delle cicale

che il pianto australe
non impaura,
né il ciel cinerino.

E il pino

ha un suono, e il mirto

altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti

diversi

sotto innumerevoli dita.
E immensi
noi siam nello spirito

silvestre,

d'arborea vita viventi;

e il tuo volto ebro
è molle di pioggia

come una foglia,

e le tue chiome
auliscono come

le chiare ginestre,

o creatura terrestre
che hai nome

Ermione.


Ascolta, Ascolta. L'accordo
delle aeree cicale

a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto

che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,

dall'umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.

Sola una nota

ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.

Non s'ode voce dal mare.
Or s'ode su tutta la fronda

crosciare
l'argentea pioggia

che monda,

il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.

Ascolta.

La figlia dell'aria
è muta: ma la figlia
del limo lontana,

la rana,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!

E piove su le tue ciglia,

Ermione.

Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,

par da scorza tu esca.

E tutta la vita è in noi fresca

aulente,

il cuor nel petto è come pesca
intatta,

tra le palpebre gli occhi

son come polle tra l'erbe,

i denti negli alveoli
son come mandorle acerbe.

E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti

(e il verde vigor rude
ci allaccia i melleoli
c'intrica i ginocchi)

chi sa dove, chi sa dove!

E piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,

su la favola bella

che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,

o Ermione.

Nessun commento:

Posta un commento