venerdì 1 aprile 2011
Dall'archivio del giornale settimanale "La Voce di Ferrara"
Abbiamo scovato un vecchio articolo del giornale diocesano "La Voce di Ferrara" che trattava, nell'ormai lontano 17 marzo 1973, delle pinete del litorale comacchiese, avanzando il problema della loro salvaguardia. Vi proponiamo qui una parte del testo.
La Voce di Ferrara - Sabato 17 marzo 1973
Una pineta offesa e deturpata
“Le piante più belle d’Europa”
I nostri Lidi ferraresi “godevano” di una delle pinete più belle e caratteristiche del bacino mediterraneo: abbiamo intenzionalmente usato il tempo passato in quanto ora le manipolazioni urbanistiche [...] nel miraggio di un vago benessere per tutta la comunità del basso ferrarese e del comacchiese in particolare, e l’indiscriminato taglio dei pini hanno ridotto al minimo lo spazio vitale della pineta. Da alcune parti si obietterà che è facile fare della critica, che la crescita dell’uomo ha necessità di spazi più ampi, che l’economia di un territorio non può ritenersi talmente ancorata al passato da incorrere nel rischio di non beneficiare del progresso: ragioni tutte che i fautori del puro interesse economico son pronti a rinverdire ed illustrare, riuscendo anche a far dubitare i naturalisti meno provveduti e ad illudere la gente con il miraggio di una sistemazione definitiva nel campo del lavoro e del conseguente guadagno.
Gli stessi poi sono i primi a rimbalzarsi le responsabilità quando il problema ecologico assume l’aspetto dell’allarme e investe la nostra stessa esistenza; e sono ancora i primi che, ricchi di esperienza e soldi, se ne vanno tutte le domeniche a respirare una “boccata” d’aria pura in montagna [...].
Le ultime propaggini della famosa Pineta di Ravenna vengono qui tristemente umiliate e avvilite dall’incuria degli uomini che spesso si fa baluardo di una ignoranza fittizia di quel delicato equilibrio che la natura vuole per sé e per gli esseri in essa viventi [...].
Un quinto del patrimonio boschivo italiano, secondo i dati resi noti dal Ministero dell’Agricoltura e Foreste, è stato disperso in questi ultimi anni, non tanto per cause naturali o eventi atmosferici, quanto per trascuratezza e leggerezza dei gitanti; se a questo pauroso depauperamento aggiungiamo le altre centinaia e centinaia di ettari boschivi alienati o in via di alienazione per carenza legislativa e noncuranza dei comuni interessati, per interessi particolaristici o semplice egoismo dei singoli, è facile constatare come il quadro, già di per sé avvilente, assuma aspetti drammatici che devono indurre alla riflessione ogni persona onesta.
La pineta comacchiese è formata in massima parte dal “pino domestico” o pino ad ombrello e dal pino marittimo: entrambe queste qualità, apprezzatissime dal lato estetico, progrediscono molto lentamente e bisogna attendere circa 40 anni per poter ammirare un esemplare di 10 metri di altezza; da tener presente inoltre la lenta e difficile germinazione in questi anni, quando tante piante vengono involontariamente, ma altrettanto irrimediabilmente, calpestate dal gran numero di persone che cercano momenti di solitudine nei giorni festivi. [...]
Prendiamo atto degli sforzi per il rimboschimento di vaste zone, con l’impiego di notevoli mezzi finanziari, che la Nesco Italiana, al Lido delle Nazioni, ha intrapreso dotando ogni villetta di giardino indipendente e verdeggiante di giovani pini; altrettanto stanno facendo parecchi privati che, oltre alla spesa iniziale abbastanza notevole, affrontano anche l’incognita delle violente bufere che spesso si rivelano micidiali per le giovani piante.
Come eloquentemente documentano le fotografie, la gradita ombra dei pini sembra sempre più il luogo di raccolta delle immondizie domenicali [...]. Tutti si lamentano, tutti imprecano, ma nessuno si muove; si cominci, dunque, a sensibilizzare gli alunni delle scuole, a scuotere l’opinione pubblica con l’affissione di manifesti lungo le vie, ma, contemporaneamente, l’Autorità affigga dei cartelli all’entrata della pineta e nelle immediate vicinanze, dislochi cestini nei punti più frequentati: piccoli accorgimenti che non si comprende come non siano fatti propri dai competenti organi per la salvaguardia del patrimonio comune. Nei giorni festivi, inoltre, le guardie municipali ben potrebbero fare qualche giretto nei luoghi della pineta più frequentati in modo da scoraggiare gli immancabili disseminatori di cartacce [...]. Forse con un po’ di buona volontà, senza tirar fuori esigenze di bilancio e delibere, molte cosette potrebbero trovare una equa soluzione.
In un ciclo di conferenze sul tempo libero svolto l’anno scorso, programmato dal Direttore Didattico Giuseppe Bini, si prospettava all’Amministrazione Comunale di Comacchio la necessità e utilità di un parco in modo da poter tirar via dalle strade soprattutto quei ragazzi che, per svariati motivi, che qui non è il caso di esporre, sono lasciati liberi a se stessi. A quanto ne sappiamo la proposta non ha avuto seguito: tra le tante cause forse vi è, non ultima, quella di trovare uno spazio sufficientemente alberato.
Tale occasione si presenta almeno in tre luoghi di facile intuizione: ma non intendiamo un parco come quello per una stagione, esistente davanti alla chiesa del Lido degli Estensi, per fortuna presto fallito, dove per divertirsi una mezz’ora si doveva spendere non meno di mille lire in mezzo a continui pericoli: trenino non protetto, vasca per cigni meccanici, piste a non finire. Ma un parco “povero” come quello, per intenderci, aperto dal Comune di Ravenna (Parco 2 giugno) nei pressi della Ca’ del Pino sulla Romea, dove sono sufficienti le instancabili altalene, gli scivoli, un rustico capanno per una bibita e tanto, tanto, tanto spazio libero dove tutti possono organizzare quei giochi che la fantasia dei nostri figli sa scoprire. [...]
Naturalmente non saranno queste piccole cose a salvare quella che Dante definì la “divina foresta spessa e viva” e che ispirò Boccaccio e Byron, ma almeno serviranno a limitare lo scempio a cui sono quotidianamente soggette quelle che un poeta definì “le piante più belle d’Europa”.
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